Domani Matteo Salvini, leader della Lega, sarà in visita a Palermo (Capaci), Cefalù, Barcellona e Milazzo. Un tour che il senatore leghista ha scelto di far partire proprio dalla Sicilia per ascoltare alcune categorie come Forze dell’ordine, pescatori, commercianti e amministratori locali.
La Lega ha nel suo passato un curriculum secessionista settentrionale ma da anni ha spostato l’asse del suo movimento verso il centro-sud, crescendo e raccogliendo consensi anche in Sicilia, dove di recente è stato nominato l’Assessore ai Beni Culturali Alberto Samonà, sancendo l’ingresso dei salviniani nel governo Musumeci.
In molti non ci stanno. Le critiche sono legittime anche quando sostanzialmente vuote di contenuti. Scelte di principio, ideologiche e in parte politicizzate. Salvini divide, si sa. Ma sui social si sono sollevate, oltre alle polemiche, insulti e minacce di morte verso i leghisti. Un vento di fango e veleno rivolto a un partito che, dati alla mano, in Sicilia sposta migliaia di voti e percentuali spesso bulgare. Salvini divide ma ha un grosso seguito “silenzioso” anche in Sicilia, lo dicono i dati e i sondaggi.
Per fortuna la Sicilia e i siciliani sono migliori di quella sparuta minoranza che, andando ben oltre le legittime critiche, sta orchestrando questa campagna d’odio senza testa, senza contenuti e senza quel minimo rispetto per le persone impegnate in un progetto politico che cresce e si struttura sempre di più (e che è altra cosa rispetto alla Lega di Bossi di vent’anni fa).
Oggi la Lega non è solo “una nicchia” ma è il partito di maggioranza del centrodestra che è a sua volta la maggioranza del Paese, sondaggi alla mano. Si è presentata, eleggendo dei suoi rappresentanti, in coalizione a sostegno del Presidente Musumeci che oggi governa la Sicilia. E questi sono fatti anche per chi preferisce la via del fango e del veleno, già oggetto, in queste ore, di indagini da parte delle autorità.
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