Raffineria e politica, lo scontro elettorale nella Milazzo del 1960

Era il 1960, raggiungeva il suo culmine un accanito confronto politico-amministrativo che ebbe come protagonisti due figure di alto livello, il dottor Giuseppe Fogliani, il sindaco della ricostruzione post-bellica cui oggi è intitolato l’Ospedale di Milazzo, ed il dottor Ignazio Faranda (vedi foto), noto “fisico e dirigente industriale”.

 

Il tema della Raffineria nella campagna del 1960

Quelle elezioni amministrative del novembre 1960 suggellarono una scelta epocale, avviata negli anni Cinquanta. Milazzo avrebbe vissuto così la sua seconda industrializzazione. A sessant’anni di distanza tenteremo di ripercorrerne le fasi, ovviamente ricostruendo fatti e dinamiche senza perdere di vista il “comune sentire” di quegli anni: guai a giudicare quella scelta epocale col metro dei giorni nostri. Nessuno allora, nemmeno chi si opponeva alla raffinazione del petrolio, aveva maturato una coscienza ambientale, spesso ostentata è vero, ma in modo tutt’altro che coerente. L’amministrazione Fogliani si opponeva alla creatura di Faranda, la Raffineria, ma nel contempo lanciava il “suo” stabilimento industriale. In quegli anni di massiccia emigrazione e di penuria di pane e lavoro la coscienza ambientale non si era ancora affermata e l’industrializzazione appariva come l’unica e sola via d’uscita.

 

Chi era Ignazio Faranda e la funzione della Proloco

Negli anni Cinquanta Ignazio Faranda (1915-2012) si dedicò con impegno sempre crescente alle vicende politico-amministrative non solo di Milazzo, ma anche di Montalbano Elicona, la cittadina che diede i natali ai suoi antenati (tra tutti l’insigne giurista Francesco Faranda, che nel 1888 prese parte alla redazione del nuovo codice penale Zanardelli). In entrambi i comuni non tralasciò d’imbastire nel corso dei decenni un indirizzo turistico e nel contempo industriale. Fondò la Proloco, assumendone la presidenza, tanto nella sua Montalbano quanto a Milazzo. Proprio dai locali della Proloco di Milazzo avrebbe lanciato un ardito progetto di valorizzazione della cittadella fortificata – in funzione sportiva, oltre che turistica – tenendo  altresì, nell’aprile del 1957 ed in quegli stessi locali, una conferenza stampa con la quale annunciava che il magnate romagnolo Attilio Monti, da lui accompagnato, aveva presentato all’on. La Loggia, presidente della Regione Siciliana, il progetto per la costruzione di una grandiosa raffineria di petrolio (la Mediterranea), localizzata proprio a Milazzo in contrada Mangiavacca. La notizia, accolta favorevolmente dalla popolazione e dalle forze sindacali, peraltro in un periodo di marcata emigrazione della forza lavoro verso il settentrione d’Italia, l’America e l’Australia, destabilizzò i tradizionali assetti politico-amministrativi che a Milazzo facevano capo all’allora primo cittadino Giuseppe Fogliani, spianando la strada all’elezione a sindaco del Faranda tre anni più tardi, nel 1960, al termine di una campagna elettorale senza esclusione di colpi.

 

Lo scontro tra Fogliani e Faranda sull’inquinamento

La massiccia campagna mediatica messa in atto dal Fogliani accusava apertamente il Faranda, affermando che i «residuati del petrolio avrebbero distrutto i pesci, inquinata l’aria e danneggiate le colture della Piana». Una campagna ecologista poco convincente, se si considera che lo stesso Fogliani, peraltro in qualità di capo dell’amministrazione comunale, si espresse più d’una volta a sostegno della nascita della Raffineria, votando persino una delibera che all’unanimità la “proteggeva” dalla concorrente Rasiom del petroliere Angelo Moratti, il quale aveva presentato ricorso avverso la costruzione della stessa Mediterranea. Peraltro lo stesso Fogliani aveva promosso la costruzione di un altrettanto grandioso stabilimento siderurgico in pieno centro urbano, la Siderurgica Mediterranea (SI.ME. S.p.A.), fabbrica di tubi e affini – tutt’altro che rispettosa dell’ambiente – per la quale si celebrò in pompa magna, con tanto di pergamena, la posa della prima pietra. Alla quale però non ne seguì una seconda. La fabbrica che non sorse – la “Tubèra” la chiamavano i milazzesi – prestò il fianco all’ilarità. E Faranda non si fece sfuggire l’occasione: «Cittadino, la commozione del tuo sindaco è falsa, le sue promesse un pallone come la tubera», tuonava un volantino distribuito in occasione delle amministrative del 1960.

 

Fogliani, il Sindaco ambientalista prima dimenticato poi rivalutato

Giunta ormai a sessant’anni di attività, la Raffineria di Milazzo – voluta da Faranda che curò le vertenze coi proprietari dei terreni su cui sarebbero dovuti sorgere gli impianti ed osteggiata nel corso dei decenni da una crescente consapevolezza ambientalista  – rimane ad oggi una delle più importanti realtà industriali ed occupazionali dell’Isola. Per uno strano scherzo del destino, l’opinione pubblica ha gradualmente rivalutato la figura di Fogliani, malgrado una campagna ecologista non proprio convincente, consegnando Faranda ad una sorta di “damnatio memoriae”, anche se negli anni Cinquanta l’opzione industriale appariva ai più come la soluzione più adatta per risolvere la Questione meridionale e modernizzare l’Isola. Un’opzione industriale che per il Faranda rappresentava il naturale ed istintivo approdo della sua alta formazione scientifica maturata a Roma negli anni giovanili, quando un acume non comune lo calamitò alla corte di Guglielmo Marconi e nell’attività di ricerca svolta dai fisici del prestigioso Centro di via Panisperna di Enrico Fermi, fruttandogli una laurea honoris causa in fisica maturata ancor prima che potesse terminare il suo regolare ciclo di studi universitari.


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