Dopo l’intervista con il dott. Lorenzo Mondello (disponibile cliccando qui), oggi è il turno dell’avvocato e consigliere comunale di Barcellona Pozzo di Gotto Melangela Scolaro, da sempre in prima fila per la sanità locale.
MS: Principiamo dagli ultimi avvenimenti che hanno riguardato il Cutroni Zodda. Il Pronto soccorso “aperto” ad orari d’ufficio e destinato esclusivamente ai pazienti Covid, il dirottamento di una parte della flotta di ambulanze verso Milazzo e tutte le incognite del caso. Quali sono i suoi pensieri a proposito?
MSC: Un unico pensiero realistico: il Cutroni Zodda, ad oggi, non esiste più. Sia chiaro: in questo momento, non combattiamo per avere un ospedale più efficiente ed attrezzato. Combattiamo per averlo, l’ospedale, attualmente spettro di se stesso. Le peculiarità da lei citate, (il Pronto soccorso “ aperto” ad orari di ufficio e destinato esclusivamente ai pazienti Covid e l’ulteriore dirottamento di risorse verso Milazzo) altro non sono che il tentativo maldestro di salvare capre e cavoli, facendo apparire come ancora operante un Pronto Soccorso che di fatto non lo è più e al tempo stesso cercando, in modo fallace, di porre rimedio alla non più sostenibile situazione del Pronto Soccorso di Milazzo. Sarebbe più dignitoso chiamare le cose con il loro nome e non prenderci in giro ulteriormente: dal 2019, ovvero dal provvedimento che riorganizza la rete ospedaliera, ad oggi, non si è fatto nulla per riempire di contenuti il provvedimento stesso e realizzare l’ospedale di base, anzi si è operato in senso diametralmente opposto. Un’intera struttura dalle potenzialità immense è stata convertita in ospedale Covid e per di più “ a bassa intensità”. Il personale è andato altrove ed in quasi tre anni non è stata trasmessa ufficialmente alcuna pianta organica. Il primo invio alla Regione si registra soltanto l’11 novembre 2022, ovvero dopo il Consiglio comunale straordinario richiesto dai consiglieri di opposizione. Attualmente siamo in attesa del riscontro, ci auguriamo positivo, da parte della Regione.
MS: Oltre centomila persone si sono ritrovate a dover sperare in due nosocomi, anche se quello milazzese non ha certamente i mezzi per potersi definire tale poiché la sua origine ne descrive perfettamente i connotati. Da dove deriva questa tragica devastazione della sanità locale?
MSC: Non è facile rispondere a questa domanda e più volte mi sono interrogata in questo senso. C’è stato, è vero, un taglio delle risorse. Ma il problema non può risiedere esclusivamente in ciò. Se si trattasse di questo, la sanità pubblica dovrebbe scontare gli stessi problemi in tutto il territorio nazionale e, nell’ambito del territorio regionale, i problemi dovrebbero essere tutti della medesima gravità. Ed invece solo da noi è accaduto che l’ospedale restasse Covid, quando invece, in tutto il resto di Italia, si sono operate le conversioni e create le c.d. bolle. Solo da noi è accaduto che mancasse la pianta organica e che fosse necessario mobilitare il Consiglio comunale ed il Comitato cittadino per smuovere qualcosa. Solo da noi esiste un pronto soccorso (Covid) con orario d’ufficio. Solo da noi, non dimentichiamolo, si è verificato il triste caso della terapia intensiva “fantasma” con lettini già noleggiati, ma non utilizzati. In generale, considerando l’intero sistema di gestione della sanità siciliana, temo che le energie spese e le valutazioni operate non siano sempre improntate al buon andamento dell’azione amministrativa. Sorge anche il dubbio di un’eccessiva e controproducente commistione tra politica e sanità che potrebbe impedire o ostacolare l’assunzione di decisioni esclusivamente calibrate sulle esigenze del territorio, nonché limitare fortemente l’autonomia dei dirigenti ed influenzarne i criteri di scelta. A volte, la sensazione di ritorno è che la sanità, più che un settore di grande responsabilità, sia considerato un terreno da arare e sfruttare, prendendo ciò che può dare, senza tuttavia restituire adeguato impegno per il bene collettivo. Ritengo, ma io sono soltanto un consigliere comunale, che sia giunto il momento di approcciarsi all’idea di una coraggiosa riforma, che sganci o allenti i legami tra la politica e la gestione della sanità.
MS: In consiglio comunale si è dibattuto a lungo sul Cutroni Zodda, ma sembra di sbattere continuamente contro un muro. Quali sono state le sue azioni in aula consiliare?
MSC: In aula mi sono sempre battuta per l’ospedale, in entrambi i miei mandati, senza mai risparmiarmi. In quest’ultimo mandato, in particolare, con i consiglieri di opposizione, è stato esercitato il diritto alla convocazione straordinaria del Consiglio, affinché si accendessero i riflettori sui nostri gravissimi problemi. Non posso dimenticare, in particolare, il consiglio comunale del 4 gennaio 2021, quando, a seguito del caso delle c.d. terapie fantasma, fummo costretti ad assistere alla strenua difesa, da parte della deputazione presente, (con l’unica eccezione dei deputati Cinquestelle De Luca e Villarosa), dei vertici Asp e delle scelte operate, a fronte della gravissima umiliazione subita dal territorio che invece avrebbe dovuto indurre chiunque, a prescindere dai colori politici e dalle maggioranze di governo, a prese di posizione forti a tutela della cittadinanza e della buona gestione della sanità. Ecco: per me quel Consiglio, che si concluse con la mia espulsione dall’aula, è emblematico: riascoltandolo oggi, alla luce degli eventi odierni, mi sembra addirittura profetico.
MS: Crede che i finanziamenti derivanti dal PNRR, seppur iniqui per la sanità, possano giovare ad un effettivo miglioramento delle condizioni del nosocomio barcellonese?
MSC: Sì, credo che i finanziamenti del PNRR, se ben gestiti, possano essere molto utili. La nostra è una grande struttura, ma ancora incompleta. Con adeguati e ben fatti investimenti, il Cutroni Zodda avrebbe tutte le potenzialità per divenire punto di riferimento d’eccellenza di branche specialistiche.
MS: Qualche giorno fa un signore del quartiere Acquaficara è deceduto e le colpe sarebbero ascrivibili esclusivamente ai motivi esplicati nelle suddette domande: ambulanze sempre più rare e partenti da zone lontane, spesso equipaggiate con poco e nulla e probabilmente senza un medico a bordo. Verrebbe da chiedersi perché la politica locale sia ormai quasi rassegnata a questa situazione…
MSC: Le ambulanze, poche in relazione agli interventi richiesti e spesso prive di medico a bordo, sono l’ulteriore grossissimo problema. Occorre certamente implementare la medicina territoriale, ma anche investire in ulteriori risorse sia strutturali che umane. I risparmi vanno fatti altrove. Magari tra i rivoli di incarichi ed incarichetti di sottogoverno, di cui si sconoscono risultati, produttività e costi complessivi. La politica locale, soprattutto quella di vertice, nei suoi silenzi o nei suoi improvvisi e poco credibili risvegli, nelle sue azioni, nelle sue omissioni, oserei dire anche nella sua scarsa empatia con i dolori e le sofferenze dei cittadini, dovrà essere giudicata dagli elettori.
MS: Una domanda dai tratti forse profetici: e se tutto ciò fosse soltanto un modo per deviare la sanità verso la privatizzazione?
MSC: La sua domanda è fortemente profetica e trova, purtroppo, “conforto” in alcune dichiarazioni di esponenti politici di rilievo. E tuttavia non può dimenticarsi che il nostro è uno Stato sociale, ovvero uno Stato che si propone di eliminare gli ostacoli che si frappongono all’eguaglianza ed al benessere di tutti i cittadini. Solo la sanità pubblica, accessibile a tutti, aperta ed inclusiva è in grado di connotare il grado di civiltà di una Nazione. Virare verso la sanità privata, significherebbe virare verso un passato fatto di inique differenze di censo.
MS: Non resta che chiederle per quanto continuerà questa lotta per una sanità finalmente degna di questo nome…
MSC: La lotta è ancora all’inizio. Deve essere permanente. Deve entrare nel cuore e nella mente dei barcellonesi e non deve essere delegata. Solo in tal modo potremo ottenere ciò che ingiustamente ci è stato sottratto: il Cutroni Zodda.
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