Pantelleria, la tradizione millenaria da cui si fa il passito

L’Isola di Pantelleria, situata nel Canale di Sicilia, ha la peculiarità di essere più vicina alle coste nord-africane rispetto a quelle sicule. In questo luogo, si custodiscono pratiche agricole millenarie, risalenti all’epoca dei fenici, come quella della coltivazione ad alberello pantesco della vite, divenuta nel 2014, Patrimonio Mondiale dell’Unesco. L’isola è caratterizzata da venti costanti, che insieme alla scarsa piovosità e all’alto tasso d’umidità, renderebbero avverse le condizioni climatiche per la coltivazione della vite.

Per sopperire questa situazione, il sistema d’allevamento adottato prevede la realizzazione di conche profonde 60 cm, all’interno delle quali vengono collocate le viti, le quali saranno protette dai venti e avranno un microclima umido, essenziale per provvedere alla mancanza d’acqua. Le piante, allevate basse, si sviluppano con una forma ad ombrello, che ottimizza la captazione della rugiada e protegge i grappoli dall’intesa irradiazione solare. Inoltre, i viticoltori collocano le viti su un sistema di terrazzamenti, sostenuti da muretti a secco costruiti con pietre vulcaniche. Questo sistema di allevamento ha permesso di tutelare le piante di uva Zibibbo, vitigno a bacca bianca, noto anche con il nome di Moscato d’Alessandria, dal quale si ottiene il prezioso vino Passito.

Il Passito di Pantelleria, è un vino che segue regole di vinificazione diverse da quelle standard. Come ci suggerisce la parola stessa, le uve dopo la vendemmia, sono sottoposte ad un appassimento forzato, in maniera tale da far evaporare l’acqua presente nell’acino e concentrare tutti gli zuccheri e le sostanze aromatiche. Questa tecnica conferisce al vino una dolcezza naturale ed una meravigliosa intensità aromatica. Per degustarlo al meglio e apprezzarne la sua preziosità, va servito ad una temperatura di 10°-12°C, in un calice di piccole dimensioni. Il passito è considerato un vino da meditazione, ossia da sorseggiare ed è ottimo come accompagnamento alla pasticceria tradizionale siciliana, come biscotti a base di pasta di mandorle e con torte e crostate guarnite con confetture. Non solo, si accosta bene ai formaggi piccanti o erborinati.

A cura di Eleonora Sindoni


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