Movida, esposto in procura: molti locali non sono in regola

Un imprenditore della movida avrebbe presentato un esposto in procura per quanto concerne dei locali non in regola con le licenze da ballo. La notizia trapela dalla questura di Messina e non è la prima volta. La polemica è vecchia come il mare. I locali con regolare licenza da ballo – le discoteche – sono soggetti ai controlli delle forze dell’ordine, tutti gli altri al controllo della polizia locale.

A Messina già nelle ultime settimane vi è stata una stretta a riguardo di quei locali che si muovono sul confine tra pub e discoteche abusive. Musica oltre l’ora consentita, nessuna via di fuga, ingressi non controllati, misure di sicurezza disattese. Nell’esposto si parlerebbe anche di somministrazione di alcol a minori, tema assai delicato e di difficile dimostrazione perché spesso è abitudine degli under 18 mandare “avanti” il maggiorenne per fare gli ordini.

Mentre su Messina prosegue la stretta del Comune, a Barcellona si segue un modello virtuoso che predilige l’orario dell’aperitivo e la contingenza degli eventi non e’ continuativa ed è regolata dal Sindaco.

A Milazzo è anarchia totale. O quasi. Pub che diventano discoteche, non rispettano l’orario imposto dall’ordinanza comunale – in inverno entro mezzanotte per la musica – e tante altre misure non rispettate. Tecnicamente per ballare all’interno di un locale pubblico serve una licenza di pubblica sicurezza con numeri contingentati e misure adeguate per garantire lo svolgersi della serata. A Milazzo sarebbero quattro i locali che non rispettano queste normative e si improvvisano discoteche ambulanti.

La legge è molto severa in Italia – ed è diventata più stretta col decreto anti- Rave del governo Meloni – e l’ordinanza comunale a Milazzo è molto rigida. Se la polizia locale eseguisse i controlli un locale su tre non sarebbe in regola con queste normative. Ma i controlli a Milazzo sì fanno entro la mezzanotte perché poi la polizia locale non opera più. Un paradosso tutto milazzese, esattamente all’opposto di quanto accade a Messina. Si crea quindi una concorrenza sleale nei confronti delle discoteche che rispettando la legge fanno pagare un ticket, hanno un certo numero legato alla licenza pubblica, percorsi e uscite di sicurezza, personale anti incendio, elettricista e tante altre misure che richiedono costi. In questo modo l’utenza viene portata a fare “serata” nei locali non in regola e gratuiti. Un malessere tutto milazzese che ha al centro almeno due cause: l’incapacità di fare rete tra discoteche e pub tra serate diverse, la mancanza di una offerta per l’orario dell’aperitivo e una classe politica disinteressata e incapace di gestire la vicenda che continua a sviscerarsi a colpi di esposti in Procura.

Tutti hanno ragione e nessuno ha torto come nelle novelle pirandelliane. Collaborazione, rispetto delle regole e una offerta diversificata con il sostegno dell’amministrazione sarebbero gli ingredienti che oggi mancano a Milazzo per una movida sana. E soprattutto l’anarchia dei distributori automatici h24, ennesimo paradosso legato all’abuso di alcol tra i minorenni.

Un sotto-sviluppo che incastra più tematiche e che richiede di far luce su un mondo rimasto troppo spesso al buio, non perché legato alla notte ma perché incompreso da chi dovrebbe regolarlo.


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