MES: cos’è e come funziona il fondo salva-stati

Cos’è il MES?

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) è un’organizzazione intergovernativa europea. È attivo dal luglio del 2012, come evoluzione dei precedenti meccanismi FESF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) e MESF (Meccanismo Europeo di Stabilità Finanziaria).

Ha sede in Lussemburgo ed è gestito da:

• un Board of Governors (i ministri finanziari dell’area euro) per l’Italia Roberto Gualtieri (Ministro dell’Economia e delle Finanze)

• un Board of Directors (i ministri finanziari ne scelgono i membri); per l’Italia Alessandro Rivera (Direttore generale del Tesoro)

• il Direttore generale (il tedesco Klaus Regling) che gestisce gli affari correnti del MES seguendo le indicazioni del Board of Directors. Inoltre presiede le riunioni del Board of Directors e partecipa a quelle del Board of Governors.

Il Presidente della Bce e il Commissario europeo agli Affari Economici partecipano in qualità di osservatori.

Come funziona il meccanismo di aiuto del Fondo Salva Stati

Il compito del MES è fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell’area euro che attraversano (o rischiano in modo concreto) gravi problemi di finanziamento. È concessa, solo nel caso in cui sia necessaria, l’assistenza per salvaguardare la stabilità finanziaria dell’intera area euro e dei membri del MES stesso.

Gli strumenti a disposizione vanno dalla possibilità di concedere prestiti ai Paesi in difficoltà per consentire un aggiustamento macroeconomico (soluzione utilizzata finora da Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro) fino al prestito per la ricapitalizzazione indiretta delle banche (aiuto finora fornito alla sola Spagna). Gli altri strumenti previsti dallo statuto del MES (acquisti di titoli sul mercato, linee di credito precauzionali e ricapitalizzazione diretta) non sono finora mai stati usati.

Come raccoglie i fondi (dotazione ed emissione di bond)

Il MES viene finanziato dai singoli Stati membri con una ripartizione percentuale in base alla loro importanza economica. La Germania, contribuisce per il 27,1 %, seguita dalla Francia (20,3%) e dall’Italia (17,9%).
La “potenza di fuoco” (o ammontare massimo) complessivamente autorizzata è di 700 miliardi di euro: il finanziamento diretto da parte degli Stati ammonta a 80 miliardi di euro (l’Italia ha versato 14,3 miliardi, la Francia 20 e la Germania 27). I restanti 620 miliardi possono essere raccolti sui mercati finanziari attraverso l’emissione di bond.

Le condizioni del MES per la concessione di aiuti

I prestiti non vengono concessi senza condizione, ma solo dopo che il Paese richiedente ha sottoscritto una lettera di intenti o un protocollo d’intesa (o Memorandum of Understanding). Protocollo che viene negoziato dal Paese interessato e dalla Commissione Europea a nome del MES.

In genere vengono richieste riforme specifiche, mirate ad eliminare o quantomeno mitigare l’effetto dei punti deboli dell’economia del Paese richiedente. Il MES prevede in particolare interventi in tre aree:

Consolidamento fiscale, con tagli alla spesa pubblica per ridurre i costi della Pubblica amministrazione e migliorarne l’efficienza, e parallelamente aumentare le entrate attraverso privatizzazioni o riforme fiscali;

Riforme strutturali, con l’adozione di misure di stimolo alla crescita, alla creazione di posti di lavoro e alla competitività;

Riforme del settore finanziario, con misure destinate a rafforzare la vigilanza bancaria o, se necessario, a ricapitalizzare le banche.

È evidente che intervenire sulle tre aree (fiscale, riforme, finanza) con protocolli d’intesa o lettere d’intenti influenza inevitabilmente l’indirizzo politico ed economico dello Stato che ha fatto ricorso allo strumento.

Un’anomalia di fondo

Esisterebbe inoltre un’evidente anomalia di fondo, l’art.3 dello Statuto del Mes recita testualmente :“L’obiettivo del MES è quello di mobilizzare risorse finanziarie e fornire un sostegno alla stabilità, secondo condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto, a beneficio dei membri del MES che già si trovino o rischino di trovarsi in gravi problemi finanziari, se indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso e quella dei suoi Stati membri”.

Risulta evidente che il Mes nasca come strumento per interventi di tipo asimmetrico, riservati al singolo Stato membro e dunque non al momento di crisi attuale, generalizzata dall’effetto della pandemia del Coronavirus.

Esperienze di altri Stati dell’Unione, come la Grecia nella crisi del 2010, ci insegnano come il Mes – attivato attraverso l’intervento della Commissione Ue e della Banca Centrale – si traduca in “una presenza molto intrusiva e di fatto una cessione di sovranità asimmetrica“. Addirittura si suole utilizzare il termine Troijka (dal Russo “terzetto”) quando le due istituzioni menzionate unitamente al Fondo Monetario Internazionale impongono una forma di autoritarismo emergenziale, attraverso politiche di austerità, tagli alla spesa pubblica, misure per ridurre corruzione ed evasione fiscale, riduzione del cuneo fiscale e riforme strutturali per migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione.

Lo scenario attuale e i soggetti coinvolti

Recentemente il premier Conte ha scritto alla presidente Von Der Leyen per esprimere il suo dissenso nei confronti del Mes: “Serve coraggio. Il Mes è inadeguato ed è inutile insistere“.  Per il premier la soluzione migliore sarebbe la ricerca di un “salvagente europeo” e non di una soluzione dedicata soltanto all’Italia. La linea del governo italiano chiede risposte straordinarie di fronte ad un’emergenza straordinaria.

Nonostante l’ardua resistenza del fronte dei falchi europei, Conte non vuole l’attuazione di vecchi strumenti per degli scenari totalmente nuovi. Dunque il premier ha lanciato la proposta di un European Recovery and Reinvestment Plan. Come scritto dallo stesso Conte, si tratta di un progetto atto a non perdere la sfida con la competizione mondiale. Lo strumento innovativo degli European Recovery Bond servirà all’Europa intera per dimostrare la sua potenza di fuoco.

Inoltre i cosiddetti “Eurobond” non rimescoleranno il debito tra gli Stati e saranno utili per evitare una terribile spada di Damocle sulla testa delle generazioni future. Il vicepresidente della Commissione Valois Dombrovskis, che ha la delega al coordinamento dei dossier economici, ribadisce però che l’idea di titoli di debito comune genera, da sempre, enormi controversie politiche.

Nel corso di una video-riunione, lo stesso Dombrovskis ha ribadito che vi sono altri strumenti per poter aiutare chi si ritroverà in crisi economica. Sulla stessa linea di pensiero della Von Der Leyen, il vicepresidente della Commissione vorrebbe attuare un “Piano Marshall” pluriennale. Esso non è però l’unica soluzione. Dombrovskis caldeggia – insieme al ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz – l’utilizzo del Mes.

Secondo il ministro tedesco “non dovranno esserci politiche insensate come in passato“. Le ultime indiscrezioni parlano di un Mes “light“, dunque senza limiti di deficit e di debito anche per via della sospensione del Patto di Stabilità e Crescita a causa della pandemia.

L’impietosa analisi della Commerzbank

Secondo l’impietosa analisi della Commerzbank, se l’Italia non dovesse richiedere il Mes, si ritroverebbe dopo l’estate con le casse vuote e con le strade invase da veri e propri rivoluzionari. Nel frattempo i buoni del Tesoro perderanno valore. La scorrettezza della banca tedesca sta nell’aver ritenuto i Btp italiani prossimi a diventare spazzatura. Una mossa atta a invogliare gli investitori a liberarsene il prima possibile.

C’è da precisare che la Commerzbank non è una banca qualunque. Sono noti a tutti i suoi legami col governo tedesco. E proprio la Germania detiene la fetta più grande dei 700 miliardi di euro di Btp italiani in mano a stranieri ( di cui 9,3 miliardi proprio alla Commerzbank). Il ricatto della banca tedesca sembra essere una mossa per portare il governo italiano verso la strada del Mes.

Inoltre all’interno del rapporto stilato dalla banca tedesca non vi è traccia degli Eurobond. Anzi, l’Europa – secondo loro – non può permettersi di spendere ancora. I 750 miliardi messi in campo dall’Eurotower finiranno entro l’estate e lo spread salirà alle stelle. L’Italia dunque difficilmente potrà fare appello alla benevolenza. Per Commerzbank sarà difficile che Germania e Olanda possano cedere alla proposta degli Eurobond.

Dunque la strada – secondo la banca tedesca – è ben delineata: il Mes deve essere attuato.

 

A cura di Santi Grillo & Marco Spada


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