Ad usum Conte: vaghezze e contraddizioni
Le numerose vaghezze e contraddizioni originatesi nell’ultimo discorso del premier Conte meritano un’analisi accurata. È risaputo che gli italiani sono – ormai – tremendamente assuefatti dalle raccomandazioni del Presidente. La prima parte del sermone si conclude con una frase ad effetto: “Se ami l’Italia…mantieni le distanze!“. Al termine di una serie di notizie positive, il premier si prepara a togliere quell’espressione di ingenua speranza dichiarando parole che provocheranno rabbia e dissenso.
Dopo aver assecondato il suo ego narcisistico celebrando il decreto “ben strutturato“, afferma – senza remore – che col virus si dovrà convivere e quindi propone una tariffa fissa a 0,50 cent per le mascherine chirurgiche. La mancanza si origina dalla scarsa conoscenza della storia economica, difatti i calmieri hanno sempre prodotto un solo risultato: la scarsità del bene stesso.
Basterebbe leggersi i Promessi Sposi per capire gli effetti di questa dichiarazione infelice oppure approcciarsi alla storia economica dell’Unione Sovietica. Inoltre non poteva mancare il discorso sulla presunta vittoria al tavolo europeo. Il Premier ha sbandierato il “Recovery Fund” come se fosse un successo ottenuto dall’Italia grazie ad una trattativa ferrea e rigorosa. In realtà questo strumento è stato proposto dalla Francia, mentre l’Italia voleva – ad ogni costo – gli eurobond.
Il Presidente ha ragione a sottolineare la necessità di una risposta veloce ed efficace. Dimentica però che il “Recovery Fund” non sarà disponibile prima del 2021.
Prima di concludere l’ennesimo discorso serale orchestrato ad hoc dal sommo Casalino, il premier Conte si autoproclama “la punta di questo sistema“, la quale ringrazia apertamente la CEI per il suo appoggio. Sennonché alle 21:30 circa, quando la conferenza stampa era già conclusa, la CEI ha dichiarato che: “la decisione arbitraria del governo compromette la libertà di culto“.
L’Italia in difficoltà scende in piazza
L’Italia in difficoltà scende in piazza. Molti italiani, stanchi del “consentiamo” del premier Conte tipico di un feudalesimo medievale, hanno deciso di manifestare per via della crisi economica che sta colpendo praticamente tutto lo Stivale. Con la fine dei lavori per il ponte di Genova, Conte avrebbe dovuto iniziare la sua ascesa al ruolo storico di “Presidente del Consiglio della ricostruzione“. Ciò probabilmente non avverrà, poiché gli italiani stanno iniziando a capire il meccanismo metaforico di Noam Chomsky.
L’Italia ormai stremata e impoverita sta iniziando a reagire. Alle proteste sul web, ai disperati post su Facebook degli esercenti, degli imprenditori e dei piccoli commercianti sull’orlo del fallimento, sono seguite le prime manifestazioni pubbliche di dissenso. Si incita allo sciopero fiscale per un paese vessato da due crisi in dieci anni. Il tessuto sociale sempre più “glebalizzato” rischia di esplodere molto presto.
Di tutto ciò il governo sembra non preoccuparsene, continuando a seguire la sua idea di vendere debito ai cittadini. Nel frattempo, con macabro tempismo, arriva il declassamento da parte di Fitch che ha attribuito un BBB – all’Italia. Questo evento ci ricorda le giornate più oscure della crisi economica del 2008. Il Premier però sembra non curarsi di questi aspetti poiché è troppo intento a guardare i sondaggi.
Per qualche settimana è riuscito a godere del consenso di un popolo completamente allo sbando per via dell’emergenza Covid-19 e della perpetua quarantena dai tratti liberticidi. Nel frattempo, sicuro della sua ondata di consensi, ha deciso di attaccare a reti unificate due membri dell’opposizione, facendo storcere il naso anche ai giornalisti più progressisti (Mentana docet).
Tutti sappiamo che il destino è beffardo verso chi abusa reiteratamente del peccato di hybris. Nonostante la forza della macchina propagandistica e il prestigio di Palazzo Chigi, i nodi sono venuti al pettine. La foschia che attanaglia il nostro Paese potrebbe presto risucchiare con sé anche l’Avvocato del Popolo.
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