Aree verdi e parchi aperti, attività sportiva consentita anche oltre i duecento metri dalle proprie abitazioni, ripresa del settore manifatturiero ed edile. Queste le novità del nuovo decreto Conte in vista della fase due il prossimo 4 maggio.
Un bottino magro, oggi in molti commentano così. Ci si aspettava maggiore coraggio soprattutto perché la disparità è evidente: consentire l’apertura delle industrie sarà sicuramente favorevole per il nord ma abbastanza indifferente per il sud.
Da queste parti infatti, il comparto turistico risulta quello più colpito, le industrie poi, sono davvero poche. Le timide misure, leggendo la bozza del decreto, sono in gran parte “scaricate” sulle spalle dei sindaci che possono o meno derogare alle stesse. Quello che è chiaro è che più che una fase due è una fase uno al quadrato. La vera fase due, come era prevedibile, sarà dal primo giugno con la riapertura di molti negozi sino a ora esclusi dal giro, in particolare parrucchieri ed estetisti.
Il prossimo step sarà il 18 giugno con la riapertura dei negozi. Resta ad oggi da capire cosa si intenda per apertura per asporto di bar e ristoranti. Una pratica che fino a ora era consentita con il delivery. Cambia davvero poco. Intanto il Premier si è scusato per i ritardi nell’elargizione degli aiuti alle imprese e ai lavoratori autonomi. Sono in molti ancora ad aspettare.
Si aggiunge poi un’altra misura che ha incuriosito molti: si potrà andare a trovare il coniuge. Detto così questa misura esclude amici, fidanzati e altre categorie di affetti. Insomma ancora una volta una conferenza stampa lunga, complessa, contraddittoria e poco chiara. Ma l’aspetto più inverosimile è che non si è trattato l’argomento bambini. Si andrà avanti a oltranza con i bonus bebè?
La fase due sarà dunque un protrarsi della fase uno e restano più le cose proibite che quelle consentite. Vedremo se in qualche modo, il governatore Musumeci potrà riaprire questa partita anche perché la Sicilia che sta già vedendo diminuire la curva dei contagi, è la penultima regione d’Italia in proporzione alla popolazione, subito dopo la Basilicata.
Finire nello stesso calderone normativo della Lombardia, è una scelta, per una volta, poco lungimirante.
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