Cos’è il Recovery Fund?
Il Fondo per la Ripresa, così come proposto ieri, dovrebbe ammontare a 750 miliardi di euro. Ne sono passate di settimane in quel di Bruxelles prima di arrivare ad una soluzione, sempre se così si può definire. Per più di due mesi si è tergiversato su un piano d’intervento, salvo poi creare un “Recovery Fund” che sa molto di MES. Inoltre l’esecutivo comunitario ha proposto che lo strumento del Recovery Fund venga distribuito in questo modo: 500 miliardi sotto forma di sovvenzioni e altri 250 sotto forma di prestiti.
Il Fondo per la Ripresa si baserà su tre pilastri dedicati al rilancio dell’economia e al rafforzamento di programmi già esistenti. Tra questa proposta comunitaria e la soluzione franco-tedesca lanciata qualche giorno fa esiste una notevole differenza. Difatti, Berlino e Parigi, avevano proposto un fondo da 500 miliardi di euro, ma basato totalmente sulle sovvenzioni. Invece questo Fondo sarà completamente dedicato alla crisi economica provocata dal Covid-19 e sarà associato al bilancio comunitario per i prossimi sette anni.
La signora Ursula von der Leyen ha presentato ieri la nuova finanziaria europea per il periodo 2021-2027: 1.100 miliardi di euro. Praticamente una cifra poco superiore a quella prevista prima della pandemia. La presidente della Commissione europea ha inoltre esortato i paesi membri a “mettere da parte i loro pregiudizi” nel prossimo negoziato. Ciò che spaventa, più di ogni altra sua parola, è la definizione con la quale ha descritto questo Fondo per la Ripresa: “un patto generazionale“.
Il funzionamento del fondo
Il denaro, secondo la Commissione, servirà a una modernizzazione dell’economia. Le priorità saranno il digitale e l’ambiente. Sarà la stessa Commissione europea, secondo le parole del vice Dombrovskis, a giudicare ogni piano nazionale dei singoli paesi dell’UE. Dunque, in parole povere, l’uso del denaro dipenderà dalle misure nazionali legate alle annuali raccomandazioni-paese.
Il nuovo Fondo verrà finanziato con le obbligazioni della Commissione europea. Bisognerà obbligatoriamente rimborsarli entro il 2058 e non prima del 2028. L’obiettivo dell’Unione è quello di beneficiare dell’intera curva dei rendimenti con una maturità massima di 30 anni. Probabilmente verranno imposte delle tasse sul digitale e sul carbonio e il potere di finanziamento andrà, in larga parte, all’esecutivo comunitario. Ciò sposterà le limitazioni d’accesso al potere nominato poc’anzi, il quale è stato gestito finora soltanto dalla BCE e dal MES.
L’Italia e le sovvenzioni
Secondo il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni si tratta di “una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti“. All’Italia dovrebbero andare 82 miliardi in sovvenzioni e 91 miliardi in prestiti, mentre la Spagna riceverebbe 77 miliardi di sovvenzioni e 63 di prestiti. I dati dipenderanno in ultima analisi dalla domanda. Saranno proprio le ripartizioni di questo fondo da 750 miliardi ad accendere il dibattito tra i Ventisette.
L’Europa si trova sull’orlo del baratro proprio come l’Italia. Difatti sarà fondamentale giocare adeguatamente le carte che abbiamo a disposizione. Dobbiamo dimostrare di essere un Paese forte, ma il futuro sembra essere ancora parecchio tenebroso. Questi soldi non arriveranno prima del 2021. Come si fa a tenere accesa una candela, se vi è assenza di ossigeno? Potrebbe anche darsi che la combustione non avvenga: difatti, se i Ventisette non dovessero essere d’accordo col piano proposto dall’Italia, tutti questi miliardi predetti non diventerebbero altro che carta straccia.
Una nuova Caporetto?
Per il premier Conte, il Recovery Fund è “l’occasione della vita“. C’è però un grosso “ma” in tutta questa discussione. Manca un effettivo ponte in grado di garantire le risorse adeguate a coprire il fabbisogno del Paese nei prossimi mesi. Fino a febbraio 2021 arriveranno al massimo 3 0 4 miliardi, praticamente carta straccia inadatta ai problemi che attanagliano il nostro Paese. Quali potrebbero essere le soluzioni?
Il governo si sta preparando ad utilizzare il piano europeo Sure da 20 miliardi e gli investimenti Bei, i quali dovrebbero ammontare intorno ai 40 miliardi. Potrebbe tornare, come uno spettro maledetto, anche il MES con i suoi 36 miliardi. Soltanto con un repentino e netto calo dello spread, l’Italia si salverà dall’accesso al fondo Salva-Stati. Se questo spettro dovesse veramente ritornare, per Conte sarebbe l’ultimo colpo alla sua immagine. Non dimentichiamoci di tutte quelle volte nelle quali giurò che non l’avrebbe mai utilizzato.
Non gettiamo nell’oblio neanche le improvvide parole della Lagarde pronunciate qualche mese fa. Il Recovery Fund non è l’effettiva salvezza per il nostro Paese: è soltanto un MES sotto mentite spoglie, un vero e proprio caso di “mutato nomine“. L’inganno palese è tutto nei termini stessi nei quali viene effettuato questo Recovery Fund: una parte, quella minoritaria, viene data a fondo perduto, ma non puoi accedere ad essa se non accetti anche l’altra – quella maggioritaria – sotto forma di prestito.
Un inganno degno del più scaltro usuraio. L’Italia si ritrova più ingabbiata che mai. Come diceva Goethe: “il diavolo si nasconde nel dettaglio“.
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