L’isteria sta prendendo il sopravvento anche in Italia ma i numeri ci dicono che il Sars-CoV2, meglio conosciuto come coronavirus, ha prodotto meno morti dell’influenza “nostrana”. I dati ce li da direttamente lo Spallanzani, l’Istituto per le malattie infettive tra i migliori al mondo.
“Al di fuori della Cina sono stati rilevati 307 casi in 24 Paesi. Pertanto, sebbene diverse centinaia di pazienti rimangano in terapia intensiva, il tasso complessivo di mortalità ospedaliera rimane del due per cento”.
Un tasso di mortalità di appena il 2%
Nonostante il coronavirus si espandi con più velocità e maggiore trasporto tra un paziente e l’altro – anche da pazienti asintomatici – il suo tasso di mortalità è persino inferiore alla Sars. Ci sono degli aspetti positivi emersi oggi: i test diagnostici rapidi, l’aumento della raccolta dei fondi per la ricerca e la corsa allo sviluppo di un vaccino che “dovrebbero avere dei titoli nei giornali mirati ad aiutare a rassicurare piuttosto che spaventare”.
Legittime le preoccupazioni ma l’Italia vanta tra i protocolli sanitari migliori al mondo. L’epidemia può essere controllata e il numero delle vittime – ieri la prima in Italia – dipende anche dallo stato di salute pregresso della vittima. Ma l’isteria, la paura, le fake news sull’argomento si propagano più velocemente del virus stesso.
Ieri a Giammoro diversi audio whatsapp hanno generato il panico portando il Sindaco a fare determinati accertamenti e a dichiarare uno stato di “pre-allarme” comunque non confutato da fatti. Una falsa notizia genera comunque conseguenze più che mai reali. Ne abbiamo parlato con il Prof. Francesco Pira, sociologo e docente di comunicazione dell’Università di Messina e coordinatore didattico del Master in Social Media Manager dell’Ateneo messinese.
“Bisogna smetterla con una psicosi che sfocia nella violenza come l’episodio di Torino dove una donna cinese ha denunciato di essere stata malmenata proprio da persone che pensavano avesse il coronavirus – dice il prof. Pira – I dati della presenza dell’infezione in Italia sono simili a quelli degli altri Paesi europei evidentemente le misure prese stanno funzionando. Creando panico non risolviamo nulla. E’ importante che ci sia una buona informazione. E’ importante che non ci siano strumentalizzazioni politiche, è importante riconoscere le notizie vere da quelle false e questo non è mai facile.”
Le fake news si propagano con le echo chambers
“Riguardo al coronavirus stiamo sottovalutando il fenomeno delle fake news – secondo Pira infatti, le notizie false non sono diffuse solo da ragazzini ma c’è molto altro da svelare – In realtà a produrre notizie false sono centrali internazionali con precisi interessi da salvaguardare che attaccano tre momenti fondamentale del nostro vivere sociale: economia, politica e scienza”.
“Studi ci dicono – ha dichiarato – che il sessantacinque per cento delle notizie false che condividiamo nelle cosiddette cascate informative, nei gruppi che si formano, come le echo chambers (gruppi profilati sulle nostre stesse opinioni), derivano dal fatto che su certi temi non cerchiamo verità ma conferma alle nostre convinzioni. Che non cancelliamo cioè dalla nostra mente le notizie false anche se ci viene provato che sono false: qualunque smentita non ha la stessa forza della fake news”.
Tendiamo a informarci per rafforzare le nostre opinioni, anche se sbagliate
“La disinformazione così prodotta è utile a danneggiare un posizionamento in borsa, la reputazione di un individuo, di un’azienda, di un partito o di un intero Paese o di un gruppo etnico. Sono paura e odio generati dalle fake news, guidati dagli algoritmi dei social e dal sistema delle echo chambers, a farci mettere ogni giorno in discussione tutto. Con il fine di guadagnare voti o denaro”.
“Il potere dell’algoritmo, dunque – ha concluso – può essere combattuto soltanto con l’informazione di qualità, attendibile e sana. E su questo editori e giornalisti devono fare un ragionamento. Ma anche sotto il profilo legislativo va trovata una strada. La Francia ci ha provato, ma, poiché si tratta di un problema mondiale, è su quel livello che bisogna operare”.
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