Un possibile rivale nell’aria: Italo Balbo
Tutti i più grandi dittatori della storia si sono attorniati di menti “minori” per poter governare in modo indisturbato. Il caso eccezionale di questo paradigma lo si può ritrovare nel nazionalsocialismo: Hitler era accerchiato da geni della tattica militare, uomini spietati e dal maestro della propaganda Joseph Goebbels. Il Führer subì, il 20 luglio 1944, un attentato presso la Wolfsschanze architettato dai suoi stessi ufficiali per rovesciare il governo e intavolare delle trattative con gli Alleati.
Mussolini, al contrario del suo alleato tedesco, fu più attento nel procedere all’eliminazione di probabili questioni interne. Questa piccola premessa è necessaria per dare una spiegazione alle imprese e alla misteriosa morte del celeberrimo Italo Balbo. Quadriumviro della marcia su Roma, comandante generale del MVSN e sottosegretario all’economia nazionale, morirà a Tobruch in circostanze parecchio sospette nel 1940.
L’aviazione era considerata – negli anni 30 – come un’accattivante espressione di modernità. Essa era anche l’elemento fondamentale per l’universo simbolico fascista. Le grandi imprese aeree ed i primati aeronautici divennero alcuni fra i principali canali di manifestazione del potere totalitario, metafore del carisma emanato dal Duce. Alla fine del 1926 la nomina di Balbo a capo del Ministero dell’aeronautica costituì una significativa svolta nella politica dell’aviazione italiana.
Grazie a Balbo iniziarono a svilupparsi i primi grandi voli di gruppo e le traversate oceaniche. La tecnologia aeronautica poté compiere enormi passi in avanti per lo sviluppo delle linee civili e commerciali.
Le prime grandi imprese
All’interno di questo contesto nacque l’idea del primo raid aereo di massa: la crociera del Mediterraneo occidentale. Francesco De Pinedo, reduce dalla trasvolata dall’Urbe agli Stati Uniti, si occupò dell’organizzazione. Alla crociera mediterranea parteciparono una sessantina di velivoli. Essa venne suddivisa in sei tappe per un totale di circa 3000 chilometri. I velivoli che vennero utilizzati furono i Savoia – Marchetti S.55, prodigi dell’aeronautica del tempo.
La crociera partì il 26 maggio 1928 e fu il primo grande successo internazionale per l’aeronautica italiana e il fascismo. Essa si concluse il 2 giugno tra il tripudio della folla nell’idroscalo toscano di Orbetello. Alla crociera era ovviamente presente Italo Balbo in qualità di pilota. Dopo la prima impresa, si pensò all’immediata organizzazione della seconda. Il raid venne allungato di 1700 chilometri.
Numerosi furono i giornalisti, gli addetti ai lavori e i politici internazionali presenti a bordo degli idrovolanti. Ciò attesta che non si trattava di una semplice missione dal carattere addestrante. Sul velivolo di Balbo e Cagna era presente un operatore dell’istituto LUCE incaricato di realizzare un documentario sulla trasvolata. Grazie ai continui successi di Balbo, l’Unione Sovietica decise di acquistare ben trenta idrovolanti.
Alla fine degli anni Venti, questi velivoli schierati in una formazione perfetta, rappresentavano un modello, l’espressione di un compatto e qualificato sistema di uomini e mezzi. La Grande Guerra dell’aria aveva creato un’élite di uomini. Il volo non era più il “privilegio di una aristocrazia” come sentenziato anni prima dal Duce. In un inserto pubblicitario apparso fra le pagine dell’Almanacco Aeronautico del 1930 si legge infatti che è possibile:
“Iniziare con una piccola spesa lo sport più attraente, più moderno, più affascinante: il volo. Non più semplice passeggero ignaro delle manovre, ma pilota voi stesso“.
La Crociera aerea del Decennale
Il volo diventò un brand dell’Italia fascista che si manifestò in una copiosa produzione artistica: i successi degli anni Trenta alimentarono il sogno nazionale di un intero “popolo in volo“. Dopo le due crociere nel Mediterraneo e la Traversata Atlantica, Balbo era diventato un autentico mito del cielo. Nel frattempo le preparazioni per le trasvolate divennero sempre più oculate. Per la tappa più difficile della Crociera del Decennale ci vollero ben 12 ore.
Il volo riguardava la tratta intermedia tra Reykjavik, in Islanda, e Cartwright, nel Labrador. Tutti gli uomini, nonostante l’enorme fatica, uscirono dai velivoli in camicia nera sotto la tuta, come testimonianza dell’attaccamento dei piloti alla causa fascista. In Italia, milioni di persone che stavano ascoltando alla radio dei brani di musica classica sentirono improvvisamente, in mezzo alle note, la voce concitata di un cronista che dava la grande notizia.
“Era la fine dell’isolamento americano e l’aeronautica italiana diveniva leggendaria in tutto il mondo“.
A Chicago, scelta come tappa finale perché era in pieno svolgimento l’esposizione universale, gli atlantici vennero subito portati, con un grande corteo di automobili, fra le strade piene di folla, in uno stadio ricolmo di decine di migliaia di persone. Tra i grandi eroi di quella Crociera vi erano soprattutto dei siciliani. Il Cap. Pil. Letterio Cannistracci di Messina, il Cap. Pil. Stefano Trimboli di Milazzo e il Cap. Pil. Giuseppe Ceccotti di Catania.
A loro si aggiungeranno anche il Ten. Pil. Sebastiano Fisicaro di Noto e il Serg. radiotelegrafista Francesco Chiaramonte di Pietraperzia. Per la missione erano state allestite 16 basi terrestri e 16 basi navali nel giro di due anni.
Le grandi fatiche dei nostri conterranei e dei nostri connazionali furono ripagate dal sindaco di Chicago, il quale decise di proclamare una giornata denominata: “Italo Balbo’s day” e comunicò che il consiglio comunale aveva deciso di intitolare a suo nome una via. Il culmine venne toccato quando Balbo arrivò al Madison Square Bowl di Long Island. Si trattava dello stadio più grande degli USA con una capacità di 200.000 posti: quel giorno era stracolmo.
La tragica fine di Italo Balbo
Purtroppo la gloria di Italo Balbo era destinata a scomparire dagli annali del fascismo per essere riesumata soltanto parecchi anni dopo.
L’unico uomo che sarebbe stato capace di uccidere il Duce, a detta di Mussolini stesso, compì l’ultimo volo nella tratta tra Derna e Tobruch, il 28 giugno 1940. A causa di un bombardamento inglese avvenuto poco prima, Balbo decise di atterrare per controllare l’effettivo stato della situazione, ma si dimenticò di avvisare il campo d’aviazione di Tobruch. Il fuoco di contraerea proveniente dall’incrociatore San Giorgio abbatté il suo trimotore.
Per anni si rincorse l’ipotesi del complotto, ma le parole della vedova di Balbo, Emanuela Florio, vennero etichettate come “stupidaggini” dal sottoufficiale Claudio Marzola di stanza presso l’incrociatore San Giorgio. Soltanto con la pubblicazione di Arrigo Petacco della relazione al Duce del generale di brigata aerea Egisto Perinò si venne a sapere la verità. Il documento era segregato fra le carte segrete del Duce stesso.
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