I due milioni del Rettore

Lo spettro elettorale torna ad aggirarsi lungo i corridoi marmorei e i pavimenti tappezzati di rosso del Rettorato peloritano. Con sé, nella sua natura ectoplasmica, porta il fardello degli sguardi truci e delle occhiatacce che si scambieranno le fazioni sul campo di battaglia. I civili di questo conflitto restano, come sempre, gli studenti che di lì a poco cominceranno ad essere avvicinati dai vassalli dell’uno e dell’altro schieramento. Affari, affarelli e affarini; nulla di più dell’ennesimo quadro a tinte fosche e severe da appendere sulla grande muraglia antistante l’ufficio del Magnifico. Nient’altro che un vociare continuo di sondaggi, voti e milioni.

Sì, milioni di euro. Più precisamente due e altri spiccioli che terminano con -mila e che saltano agli occhi con la stessa tensione sportiva della pallavolista nipponica. Da dove esce fuori tutto questo denaro sonante? Il titolo di questo articolo lascia presupporre il lancio di un nuovo colossal sapientemente orchestrato da qualche regia d’oltreoceano, ma in realtà è tutto “nostro”. Stamane i quotidiani nazionali hanno urlato alla solita “bufera”, all’annoso “boom” e hanno ritrovato nelle mensole delle redazioni un po’ di salsa alla “Tangentopoli” con la quale condire questa esplosione di contanti e misteri.

Soldi, elezioni e accuse: un giallo-rosso tutto messinese in cui Cuzzocrea dovrà dimenarsi per giungere immacolato alla tornata elettorale decembrina. Di certo, se dovesse uscirne sconfitto, non dovrà darsi all’ippica. D’altronde l’odierno Rettore è uno tra i primi cinquanta ricercatori italiani nel campo delle scienze biomediche. Insomma, con questi due milioni quali spese sono state pagate? Quelle inerenti alla ricerca? O magari quell’intermezzo romano tra Piazza Siena e l’EUR diverrà il cavallo di Troia di questa inchiesta? Pecunia non olet…


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