Ritorna l’incubo della quarantena
Ritorna l‘incubo della quarantena ad Hong Kong. Mentre la Cina era impegnata a fronteggiare il Covid-19, Hong Kong sembrava trovarsi dall’altra parte del mondo. Tra gennaio e febbraio si registrarono soltanto un centinaio di casi e quattro morti. Eppure l’epicentro della pandemia si trova a 900 chilometri da Hong Kong, ovvero la stessa distanza che esiste da Messina a Milano. La regione autonoma cinese ha dimostrato un senso dell’organizzazione unico nel suo genere.
Nulla di eccezionale come per la Corea del Sud, ma la quarantena è iniziata praticamente subito. Poco dopo lo spostamento dell’epicentro della pandemia verso l’Europa, ad Hong Kong tutti sono tornati alla vita di ogni giorno. Uffici, ristoranti, bar e cinema sono stati riaperti al pubblico. Ciò che è avvenuto dopo è la diretta conseguenza di un’ingenuità clamorosa. Hong Kong ha registrato 82 nuovi casi e la quarantena è stata nuovamente imposta.
Dallo scorso sabato i lavoratori sono ritornati nelle loro case. Bar e ristoranti sono rimasti aperti, ma ogni commensale deve attenersi alle distanze prestabilite. I cinema sono chiusi da giorni. La maggior parte dei contagi proviene dall’estero, originando dunque il fenomeno dei “contagi di ritorno“. L’aeroporto di Hong Kong, insieme a quello di Shangai, hanno nuovamente chiuso per precauzione.
Probabili scenari futuri
Non è il momento degli allarmismi, ma al contempo non dobbiamo abbassare la guardia. I contagi stanno calando giornalmente in tutta Italia e si intravedono i primi segnali di speranza. Il faro di una possibile terraferma per allontanarci da questa tempesta è finalmente visibile, ma non siamo ancora fuori pericolo. Secondo i calcoli qui espressi, l’ultima regione fuori dall’occhio del ciclone sarà la Toscana il 5 maggio.
Ciò che appare ovvio è la seguente situazione: tornare indietro alle nostre abitudini sarà impossibile fino all’arrivo di una soluzione efficace. Come già denunciato in questa inchiesta, le nostre libertà difficilmente saranno ripristinate. Secondo uno studio dell’università di Harvard (qui consultabile) l’intera umanità potrebbe ripristinare i vecchi paradigmi sociali soltanto nel 2022. Si tratta di una data lontanissima che accompagna una prospettiva terrificante.
Il Covid-19 rimarrà in circolazione ancora per molto tempo. Sicuramente le limitazioni verranno allentate, altrimenti si rischierebbero dei danni psicologici ed economici non indifferenti. Altresì è necessario ricordare ai lettori che non vi è nulla di certo. Alcuni governi potrebbero decidere di lasciare libero il proprio popolo con leggere limitazioni, altri si limiterebbero a prolungare la già estenuante quarantena creando severi deficit economici.
Le varie soluzioni al caso Covid-19
Vi sono due studi – provenienti da Hong Kong e Londra – che si trovano più o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Gabriel Leung, rettore dell’università cinese di Medicina, ha discusso di due possibili teorie: “o l’immunità di gregge o un vaccino pronto entro pochi mesi“. Secondo l’altra teoria proveniente dall’Inghilterra è necessario ritornare alle vecchie restrizioni se i contagi dovesse nuovamente aumentare.
Secondo Leung è impossibile portare i contagi a zero. Difatti le quarantene servono soltanto ad abbassarli e a permettere alla sanità statale di reggere l’urto provocato dalle migliaia di pazienti che necessitano la terapia intensiva. Da come abbiamo già evinto precedentemente, il problema sarà conciliare le restrizioni con la psiche umana e l’economia. Intanto in Cina si prevede una nuova ondata di contagi entro fine aprile.
Nella provincia dello Hubei la situazione non è affatto tornata alla normalità. La scorsa settimana avevamo annunciato qui del ritorno degli abbracci tra persone, ma a Wuhan la vecchia quotidianità è ancora una lontana utopia. Leung è apparentemente a favore dell’immunità di gregge. Ciò che manca per convincerlo del tutto sono i numeri. Attualmente meno del 10% della popolazione cinese è contagiata e l’intervallo per l’immunità dovrebbe essere tra il 50% e il 70%.
Ipotesi su ipotesi
L’essere umano – per adesso – naviga in un mare d’incertezze. Con l’elevata contagiosità del Covid-19 c’è poco da scherzare. È altresì vero che è necessario trovare un vaccino alla svelta. L’Italia conferma la sua tendenza positiva e continua a combattere fieramente la pandemia, ma ripristinare le dovute libertà per poi rimuoverle nuovamente, a cosa porterebbe se non ad una sollevazione di massa?
Si è visto come ventiquattro giorni di quarantena abbiano sconvolto la società italiana. Dai canti in balcone alle sommosse davanti ai supermercati, ai comuni o alle banche; ciò che si evince è l’esasperazione galoppante di chi sta perdendo tutto per colpa della pandemia errante. L’Unione Europea si fa attendere così come l’arrivo di una possibile cura, nel frattempo le svolte autoritarie per combattere il Covid-19 cominciano a contarsi sul palmo della mano.
È appurato il fatto che non si tornerà presto negli stadi, ai concerti o nei luoghi di aggregazione più importanti per la nostra formazione. Probabilmente si ritornerà a settembre tra i banchi di scuola, ma c’è chi azzarda anche un timido “gennaio 2021“. Il terrore da Coronavirus mieterà più vittime dello stesso agente patogeno, per non parlare di quelli che saranno i lutti economici. Continua dunque ad affermarsi ciò che avevamo descritto tempo fa.
È indiscutibile la presenza di una crisi sanitaria mondiale, ma è altresì vero che quando verrà diramato nuovamente l’allarme, il popolo potrebbe reagire diversamente alle restrizioni impostegli nuovamente. Il potere neoliberista nel quale cercano di immergerci vive di instabilità e insicurezza, di paura e di mancanza di punti fermi. In nome dell’emergenza si rimuoverà la libertà, ancora e ancora.
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