Entropia della rete: una società sempre più social e sempre meno originale

31 milioni di italiani sono su Facebook e 19 milioni su Instagram. Siamo una delle nazioni più in crescita nel consumo mediale che riguarda Facebook, Instagram e YouTube. I dati di Digital 2019 parlano chiaro. I tempi medi di “percorrenza” sono di 6 ore al giorno su Whatsapp e due ore al giorno sui social, mentre 3 ore al giorno le passiamo davanti ai media classici e nuovi come Netflix e altri broadcast. Considerando che metà platea risiede in quella popolazione che va da 22 a 54 anni, possiamo affermare che il futuro è sempre più “social” ed è sempre più connesso.

Potendo immaginare lo sviluppo dello scenario, saremo sempre più legati alla rete dei social, le nostre relazioni dipenderanno sempre più dalla virtualità. Potremmo immaginare una realtà ribaltata in un domani ipotetico. Passando sempre più tempo sul virtuale, estrinsecheremo la nostra individualità nella realtà, divenuta nel frattempo iper-realtà. Una sorta di backstage dove togliere la maschera e divenire “virale” con il concetto di iper-semplicità.

Il futuro potrebbe paventare una discrasia soggettiva tra una narrazione estremamente costruita ma sempre più necessaria per collazionare i rapporti umani e una realtà con un “ritorno al normale” riscoperta, ricalibrata, forse anche paralizzata su una nuova forma di comunicazione “vintage” e opaca dove il gusto del bello è il gusto altrettanto costruito per il senza filtro.

Alla fine, alla stregua della cristallizzazione dei rapporti virtuali, anche la realtà verrà smantellata e ricostituita sotto delle vesti “apparentemente” normali ma solo riprodotte in tal senso, una imitazione ibrida insomma. Mentre i social ci faranno dimenticare i colori naturali di un tramonto, la realtà sarà lì per farceli ricordare ma saremo ancora in grado di distinguere l’importanza di ciò che è vero da ciò che non serve che lo sia?

Il rischio, così rimodulato, è di incontrare i nostri avatar in spiaggia e scambiarli per alieni. Di certo non ci sarà più un culto della personalità ma delle personalità e la stessa oggettività sarà “oggetto” passivo di più forme di soggettività estroflessa.

Tra due specchi saremo il riflesso infinito di una sagoma in svariati momenti, ricostruiti in pixel e conservati in cloud. Saremo in grado di ritrovare la matrice di tutto questo? Eppure la nostra Zion è ancora lì da qualche parte, in qualche sperduto paese collinare di provincia senza 4G, 5 G, fibra o wifi bar, in attesa di essere ri-scoperta tra l’isolamento del silenzio virtuale e la magia della semplicità quotidiana: banale, asincrona e senza buffering di download. Solo allora ci stupiremo di non restare stupiti davanti all’evidenza entropica di un tramonto reale, disordinato, non patinato e straordinariamente diverso dalla sua nuova copia digitale.


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