“Un soggetto può morire per Coronavirus (ovvero il virus ha contribuito direttamente alla sua morte) o con il Coronavirus (il virus è presente ma il suo ruolo non primario nella morte). Degli attuali tre decessi italiani, due sembrano morti più con il virus, che per il virus. Tutti inoltre sembravano presentare gravissime malattie preesistenti” così Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e presidente della Sita (società italiana di terapia anti-infettiva) spiega la situazione legata alla diffusione del Coronavirus e alle morti fin qui registrate in Italia sul giornale PrimoCanale di Genova.
Il virologo fa una precisazione puntuale e spiega come due dei tre morti italiani hanno perso la vita non in modo diretto a causa del Coronavirus ma per altre patologie di cui già soffrivano a cui il virus in questione si è aggiunto. Una differenza sottile ma sostanziale.
Inoltre al momento tutte le vittime italiane erano anziane, il primo in veneto aveva 78 anni, la seconda in Lombardia 75 mentre l’ultima vittima, quella di Crema, aveva 68 anni e una situazione di salute già compromessa. La donna infatti era ricoverata all’ospedale oncologico di Cremona, così come confermato dal sindaco della cittadina di residenza.
Il virologo esplica i dati sulla malattia fin qui studiati: “Resta il fatto che nell’85-90% dei casi l’infezione decorre in maniera blanda. Nel 10-15% dei casi in maniera più grave e solamente nel 5% in maniera critica (articolo pubblicato dalla John Hopkins University). Il tasso di letalità (numero di morti su numero di infetti) rimane al momento (al di fuori della Provincia di Hubei in Cina) inferiore all’1%. Questa non è una epidemia” spiega Bassetti.
A dare poi un quadro della situazione e a riportare in una logica più normale il caso Coronavirus in Italia è il confronto con i morti in Italia causati dall’influenza stagionale. Il dato dell’Istituto Superiore di Sanità informa che ogni giorno in Italia muoiono 217 persone affette da influenza stagionale. In una settimana sono più di 1.500 morti.
Infine un invito chiaro e diretto a tutti di non sprecare le mascherine: “Le mascherine da chirurgo non servono a nulla contro il coronavirus. Ho visto molte persone usarle per strada o sui mezzi pubblici ma non ci proteggono. Le uniche che andrebbero usate, e cambiate dopo averle indossate per una giornata, sono quelle con il marchio Ffp2 o Ffp3. Lancio un appello: non le sprecate se non è necessario e lasciatele agli operatori sanitari” spiega Bassetti.
Il pericolo più concreto sembra essere, a causa della facilità del contagio, legato alla risposta del sistema sanitario nazionale impreparato a gestire eventualmente la mole di ricoveri che si potrebbero prospettare.
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