La vittima ideale
La Grecia si presentava – agli occhi dell’Europa e non solo – come la vittima ideale del Covid-19. La causa è da ricercare nei tagli colossali effettuati sulla sanità nell’ultimo decennio e nelle abitudini sociali degli ellenici. Ciò avrebbe portato ad una rapida diffusione del virus e al tracollo del già debolissimo apparato sanitario greco, ma questo tragico epilogo non è avvenuto. Difatti la Grecia presenta dei numeri relativamente bassi nel conteggio dei casi totali.
Il tanto bistrattato stato ellenico ha appena dato una severa lezione agli stati nordeuropei, i quali continuavano ad ergersi come primi della classe. Il primo ministro Kyriakos Mitsotaki ha subito precisato che i contagi stanno salendo, ma ad un ritmo incoraggiante. La prevenzione ha giocato un ruolo fondamentale per la sopravvivenza di migliaia di cittadini greci. Secondo gli ultimi dati risalenti alla giornata di ieri, i morti erano 81 e i contagiati 1832.
In rapporto alla popolazione totale, la quale ammonta a 10 milioni, si tratta di una percentuale infima. Difatti, basti pensare ai numeri che arrivano dal resto dell’Europa: l’Olanda conta 1122 infetti ogni milione di abitanti, la Germania 1200. In Grecia sono soltanto 163 per milione di abitanti.
Un vantaggio temporale alla base della prevenzione
La Grecia si trova in questa situazione grazie ad un vantaggio temporale sul quale si basa la prevenzione contro il Covid-19. Nel paese ellenico il primo caso è apparso il 27 febbraio, sei giorni dopo il primo in Italia. Con grande saggezza il governo greco non ha aspettato le prime vittime e ha subito chiuso le scuole e vietato le manifestazioni pubbliche. Un modello “all’italiana” sì, ma senza ritardi, manifestazioni antirazziste o aperitivi in piazza.
Sulla chiusura preventiva il premier Mitsotaki ha dichiarato: «Le nostre scuole hanno chiuso prima che avessimo la prima vittima. Nella maggior parte degli altri Paesi ciò è avvenuto una o addirittura due settimane dopo, quando ormai piangevano dozzine di vittime». La vera fortuna della Grecia, la quale si mischia alla bravura dei suoi governanti, deriva dal tracollo vertiginoso della situazione italiana.
Un ricercatore greco dell’Imperial College, tale Filippos Filippidis, ha dato la sua spiegazione sui numeri del suo Paese: «La Grecia è stata, in un certo senso fortunata ad assistere al dramma mentre avveniva in un Paese, l’Italia, che Atene sente vicino, simile e familiare. L’Europa non ha preso sul serio il caso cinese perché “troppo lontano” e “troppo differente”. Invece, per tutti i greci, l’Italia era impossibile da sottovalutare. Così il governo ha reagito in fretta e più efficacemente della maggioranza dei partner europei».
In Grecia la “Fase 2” potrebbe essere vicina
In Grecia la “Fase 2” potrebbe essere vicina. Secondo il sottosegretario della Protezione Civile Nikos Hardalias, la situazione potrebbe cambiare dopo Pasqua. L’alleggerimento delle restrizioni dipende dal comportamento dei cittadini greci. Secondo Hardalias, se le famiglie non dovessero riunirsi per le festività pasquali, allora si potrebbero già evidenziare dei dati ancora più incoraggianti.
La consapevolezza degli ellenici nei confronti del pericolo derivante dal Covid-19, la si attesta nelle scarsissime vendite di agnelli e capretti registratesi in questi giorni. C’è anche chi tenta di sminuire il lavoro compiuto dal governo greco, ma le accuse hanno vita breve. A Patrasso, secondo l’emittente Al Jazeera, c’è stata una grossa manifestazione carnevalesca, ma il virus non era ancora arrivato nell’Acaia.
C’è chi sostiene che il virus non abbia attecchito subito per via della scarsa densità di popolazione. La vita mondana di Atene o Salonicco non differisce da quella di altre città europee, dunque questa accusa non sussiste. Inoltre non è arrivato nessun tentativo di collaborazione da parte dell’Unione Europea. I greci, dotati di grande patriottismo, non soffrono la solitudine, ma temono le “bombe ad orologeria” pronte ad esplodere: i campi dei migranti.
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