I numeri sono impietosi e lasciano presagire un peggioramento sul contagio da coronavirus. L’ultimo bollettino sul Coronavirus in Italia, aggiornato a ieri pomeriggio dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli riferisce di 3.296 casi (+590 rispetto a mercoledì), 148 morti (41 in più, tutti nella fascia d’età dai 66 ai 94 anni) e 414 guariti.
I numeri impietosi del Nord
In Lombardia, la regione più colpita, il numero dei contagiati continua a crescere, sono 2251 di cui 1169 ricoverati, 244 in terapia intensiva, 364 in isolamento domiciliare, e si riducono rispetto ad ieri. Crescono anche i dimessi: sono 376 in un solo giorno, 126 in più di ieri. I morti sono 98, 25 in più rispetto a mercoledì.
Il governo sta valutando misure straordinarie per contenere l’emergenza per 7,5 miliardi di euro. Il provvedimento a firma Gualtieri, dovrà passare lo step dell’approvazione dalla Commissione europea e del Parlamento. Verrà chiesto quindi di non conteggiare nel rapporto deficit/pil questo tipo di spesa urgente.
La situazione in Sicilia e a Messina
Intanto in Sicilia il bollettino resta di 21 casi accertati a monte di mezzo migliaio di tamponi circa effettuati. Ieri a Messina era stato prelevato un tampone a casa di una paziente che tramite il figlio poteva esser stata in contatto con persone della cosiddetta zona gialla. Oggi però arriva la conferma che quel tampone è negativo. Nessun caso sospetto quindi, all’Ospedale Papardo di Messina. Ma potrebbe essere questione di tempo, dati alla mano. Le province coinvolte sono Palermo, Catania, Enna e Siracusa.
I tamponi: non tutti si adeguano
Va detto che i numeri cono abnormi rispetto agli altri Stati perché l’Italia sta investendo numerose risorse nei tamponi a campione. Non tutti gli Stati si stanno adeguando. In altre parole noi abbiamo tanti casi anche perché stiamo “accertando” le statistiche con misurazioni attendibili e professionali. Restano tuttavia le implicazioni politiche per un boom di casi nelle ultime due settimane, dovute soprattutto all’aver tenuto un atteggiamento “poco prudente” tra gennaio e febbraio.
La questione referendum
Dopo il Decreto Conte non sono solo chiuse le scuole e gli eventi pubblici rinviati, si è deciso di rinviare il referendum costituzionale del 29 marzo a data da destinarsi. Se il fattore di contagio non dovesse diminuire nelle prossime due settimane, in ballo anche le amministrative di maggio a questo punto. In pratica ci attendono due mesi decisivi per l’epidemia da coronavirus. Ma ancor più decisivi saranno le due settimane successive al decreto Conte.
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