Il ritorno di Kim
Dopo tre settimane di silenzio ecco che avviene il ritorno di Kim. Sembravano ad un passo dall’avverarsi quei titoloni del New York Times apparsi qualche giorno fa, ma la Corea del Nord ha deciso di spezzare all’improvviso “l’incantesimo“. Se ne sono sentite e scritte tante di teorie, ma da quel che sembra Kim Jong-un è tornato in azione più rampante che mai. Ci sono però degli indizi che farebbero trasparire altro: l’assidua presenza della sorella e il probabile utilizzo di un bastone per sorreggersi.
Kim Jong-un è apparso ieri di fronte alle telecamere di KCTV, la televisione del regime nordcoreano. L’occasione che ha richiesto la presenza del leader riguardava l’inaugurazione di una fabbrica di fertilizzanti a Sunchon, ad una cinquantina di chilometri da Pyongyang. Kim ha tagliato il nastro rosso accompagnato dalla sorella Kim Yo Jong e da alcuni importanti esponenti del suo governo.
L’apertura della nuova fabbrica è stata commentata col solito grande fervore da parte dell’agenzia di stampa KCNA, la quale ha immediatamente riportato le parole del leader: “Quando l’impianto diventerà operativo, rappresenterà un progresso storico nell’industria nazionale dei fertilizzanti, sarà una gloriosa rivoluzione e una splendida dimostrazione del potenziale economico della nostra nazione. Sarà una bandiera che sventola per rassicurarci sui risultati ottenuti in prima linea dall’economia del nostro paese. Sono soddisfatto per la splendida creazione“.
Sulla salute di Kim Jong-un
Sullo stato di salute del leader nordcoreano vi sono soltanto alcune teorie parecchio controverse. Durante queste tre settimane di silenzio, i media occidentali sono riusciti ad innalzare un polverone atto a minare l’integrità politica del regime asiatico, salvo poi venire sbugiardati dalla stessa KCNA. Su ciò che è avvenuto – come già ribadito in precedenza – sappiamo davvero poco.
Durante l’inaugurazione avvenuta ieri non si è discusso sulla salute di Kim Jong-un. Anzi, sembra che il leader sia “soltanto” ingrassato di qualche chilo, come se la sua stazza non fosse già imponente. Probabile effetto dei farmaci? Complicazioni post operatorie? Non ci è dato saperlo. Ciò che però risalta all’occhio di un attento studioso della geopolitica mondiale è la tattica utilizzata dalla stampa nordcoreana.
Kim Jong-un è scomparso per tre settimane e ciò ha dato il ‘via libera‘ ai numerosi detrattori del regime nordcoreano. C’è chi ha parlato di una sua vacanza presso un resort balneare grazie ad alcune foto scattate al suo treno speciale da un satellite, il quale dimostrava il convoglio in dirittura d’arrivo al resort. C’è anche chi ha fatto trapelare delle immagini di Kim disteso sul letto di morte e chi, come Trump, ha preferito non discuterne onde evitare la creazione di un immenso caos.
La propaganda nordcoreana incastra i media occidentali
Per uno storico la KCNA è qualcosa di già visto nella storia. Gli esperimenti politici avvenuti nell’Europa del XX secolo tra gli anni 20 e l’inizio degli anni 90 – URSS inclusa – hanno sempre fatto un largo uso della macchina propagandistica. Dalla “Glavlit“, strumento principale della censura sovietica, si passa al rinomato “Istituto Luce” e al “Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda“.
Senza un adeguato controllo ed utilizzo dei giornali, delle radio e delle televisioni (nei casi più moderni) un regime non riuscirebbe ad ammaestrare la propria popolazione. Altresì, tramite il loro utilizzo, si può combattere il proprio nemico ridicolizzandolo o attaccandolo, andando ad intaccare quei rapporti di forza ad oggi dimenticati. È proprio grazie a questa presunta scomparsa di Kim che la propaganda nordcoreana ha controbattuto e ridicolizzato i media occidentali.
Se ne sono scritte fin troppe, ma da quel che si evince Kim Jong-un è ancora vivo e vegeto. Dunque in Corea del Nord non è cambiato assolutamente nulla, anzi, gli “ottusi” media del regime hanno dato scacco matto ai loro colleghi euro-americani. Chissà se Kim risponderà alle migliaia di notizie e articoli scritti sulla sua presunta morte. Dal leader di un regime così repressivo è necessario aspettarsi di tutto.
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