Catania, giorno della verità per l’ex sindaco Bianco e per l’attuale Pogliese

L’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco è accusato di dissesto e presunti danni erariali. I pm contabili guidati dal procuratore Gianluca Albo hanno proposto ricorso alla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per l’applicazione della misura interdittiva legale di 10 anni e di una pesante sanzione pecuniaria: 90mila euro nel caso dell’ex primo cittadino. Si parla di gravissime e reiterate violazioni che sarebbero state commesse dal sindaco e dagli assessori: Luigi Bosco, Rosario D’Agata, Fiorentino Trojano, Giuseppe Girlando, Orazio Antonio Licandro, Angela Rosaria Mazzola, Salvatore Di Salvo, Marco Consoli Magnano San Lio, Angelo Villari, Valentina Odette Scialfa Chinnici, Agatino Lombardo e Salvatore Andò.

Anche la vecchia giunta comunale è finita sotto l’occhio del ciclone. Tra il 2013 ed il 2018 avrebbero contribuito al dissesto finanziario dichiarato nel 2018. Contestata l’omissione delle iniziative necessarie a fronteggiare le irregolarità contabili e la crisi finanziaria in cui versava il Comune di Catania. Anche una perdurante mala gestione, e la palese e cosciente violazione dei principi di veridicità. Tutte cause che hanno determinato un ulteriore aggravamento della situazione finanziaria del comune.

Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, è invece imputato per peculato nel processo sulla gestione dei fondi del Pdl all’Ars. In caso di condanna, potrebbe aprire le porte alla scure della legge Severino. Il sindaco rischia una condanna a 4 anni e tre mesi. Tra le spese contestate ce ne sono alcune effettuate con i fondi destinati al gruppo Ars del Pdl. 1.200 euro per la sostituzione di varie serrature e varie maniglie per porte in uno studio di famiglia, 30 mila euro per soggiorni in albergo a Palermo. Anche i famigliari nelle spese, 280 euro per la retta scolastica del figlio e 30 mila ero in assegni girati sul conto personale.

 

Le parole dell’attuale sindaco di Catania, Salvo Pogliese

«Non stupisce più di tanto che la pubblica accusa abbia confermato un orientamento che peraltro persegue da quasi dieci anni. Sono fiducioso che si affermerà la mia correttezza rispetto ai fatti, che sono ben diversi da quelli teorizzati dalla Procura. Per dovere d’ufficio è chiamata a svolgere proprio questa funzione di sostenere la tesi accusatoria. Spiace, semmai, constatare che nonostante le evidenze dibattimentali lo abbiano dimostrato con chiarezza, si sia deciso di non tenere conto che i rimborsi sono stati da me anticipati, per pagare contributi previdenziali e stipendi ai dipendenti del gruppo parlamentare dell’Ars, e quelli spesi per fatti personali, in realtà, ne sono solo un parziale recupero dell’onerosa anticipazione effettuata. Caso assolutamente unico nella storia parlamentare; una circostanza di cui non si può non tenere conto in un giudizio della magistratura giudicante che sono certo sarà sereno, trasparente e ancorato alla realtà oggettiva».


Scopri di più da Il Tirrenico - Events, food, wine.

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Torna in alto