Caro voli, il governatore Musumeci non ci sta e bacchetta Alitalia

Dal prossimo Luglio Alitalia ha annunciato l’intenzione di tagliare le rotte quotidiane dall’aeroporto di Trapani-Birgi verso Roma e Milano. La decisione ha suscitato un coro di proteste a tutti i livelli. Dalla politica alle associazioni dei consumatori, non solo contro il disimpegno della compagnia di bandiera dallo scalo trapanese ma anche nei confronto del caro tariffe. Alitalia ha giustificato l’addio da Trapani con la mancanza di prenotazioni per luglio e agosto, scese del 60%, nonostante le tariffe a 61 euro. Mentre sottolinea l’aumento dei collegamenti con la Sicilia. Dal 13 giugno infatti raddoppieranno i voli da Milano a Catania e Palermo e due giorni dopo saranno aggiunti ulteriori voli fra Roma e i due aeroporti siciliani. Il governatore Nello Musumeci, non le manda a dire alla compagnia italiana.

 

Le parole del governatore Musumeci

 

«Non siamo assolutamente soddisfatti, ma possiamo dire che almeno le nostre proteste sono servite. Siamo davanti a una cancrena che la Sicilia subisce ormai da tempo da parte di questa compagnia che rischia di apparire come una compagnia di pirati. Quando c’è tempesta Alitalia ricorre a mezzi spiccioli come l’aumento dei voli senza dire, però, che per un Palermo-Milano o un Palermo-Roma si può arrivare a pagare anche seicento euro. Bisogna capire che per la Sicilia il trasporto aereo non è un capriccio e che è necessario che la compagnia di bandiera imponga prezzi inchiodati. Credo che un prezzo ragionevole per tratte come Palermo-Milano o Palermo-Roma possa essere 100-150 euro».

«Non si può lasciare una realtà splendida e vocata al turismo come quella della Sicilia occidentale e del trapanese a pochi giorni da luglio, cioè dall’apertura ufficiale della stagione turistica, dicendo ‘mi dispiace vado via perché abbiamo poche prenotazioni. Il mercato non si è ancora aperto e quindi è naturale che le prenotazioni non siano alte. Non si può pensare di annunciare 24 ore prima l’abbandono di uno scalo aeroportuale che funziona e vive essenzialmente per il turismo. Una compagnia nazionale non può fare questo. Nei confronti del Sud e della Sicilia tutte le classi dirigenti continuano ad avere un atteggiamento di chiusura, un’aria di sufficienza. Considerano con marginalità problemi di un Mezzogiorno che potrebbe essere l’avamposto dell’Europa nel Mediterraneo. Come si fa a rimanere inermi di fronte a questo sconcio, a questa condotta assolutamente inaccettabile».


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