Barcellona, gli scontri in piazza Trento tra migranti: caso isolato o dramma sociale?

Basta poco per rovinare quello che con grande fatica si è costruito a Barcellona Pozzo di Gotto dopo anni bui. C’è stato un tempo dove uscire a Barcellona voleva dire scongiurare il coprifuoco, pezzi di una storia recente che la città del Longano si è lasciata alle spalle. Eppure recenti episodi di cronaca fanno presagire lontani fantasmi. È il primo gennaio, orario serale, centralissima piazza Trento. Un video immortala tafferugli con protagonisti una ventina di ragazzi. Dalle voci non sembrano italiani. Potrebbero essere di origine marocchina – questo ci dicono i testimoni – e il video sembra confermare questa ipotesi. Siamo alle spalle dei casermoni di piazza del Seme d’Arancia, una periferia nel centro, una enclave che ci ricorda che a Barcellona vive la comunità islamica più importante della provincia di Messina e tra le più importanti della Sicilia. Vive ancora quel frame al nord secondo cui “da voi gli immigrati si comportano bene.” No, aspetta caro luogo comune. Qui ogni tanto se le danno di santa ragione. La micro criminalità è ancora elevata e spesso i giornali hanno paura di scrivere. Gli sbarchi continuano e sono anche aumentati, molti immigrati si spostano altri arrivano, sostano, c’è chi è perseguitato dal suo passato e chi nel passato attua una nuova persecuzione: contro l’Occidente libero. Potenziali guerrieri della fede, fondamentalisti, walhabiti e poi?

Barcellona oggi è una città che festeggia con entusiasmo la sua rinascita tra eventi, locali e bella musica. C’è fermento, c’è cultura. Ma c’è anche altro. Stona, non suona bene. Ma fa parte della giostra della realtà.


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