Auguri Giorgio Almirante, fine oratore ed eccellente politico

106 anni e la Fiamma arde ancora

Oggi, 27 giugno sarebbe stato il compleanno del leader storico del Movimento Sociale Italiano: Giorgio Almirante. Oratore degno dell’accostamento a Cicerone e leader senza eguali, raccolse l’eredità della Repubblica Sociale Italiana in tempi davvero complicati. Grazie a lui, la Destra è riuscita ad uscire dal “ghetto” nel quale la Prima Repubblica l’aveva destinata. La figura di Almirante è – ancora oggi – alquanto complessa e articolata.

Egli si stancò di fare politica al buio molto presto. Era il 26 dicembre 1946 quando, nello studio dell’assicuratore fiorentino Arturo Michelini, partecipò alla fondazione del Movimento Sociale Italiano. Era quello il suo destino: fare politica attiva schierandosi dal lato dei “vinti” della Seconda Guerra Mondiale. In uno stato come l’Italia del secondo dopoguerra, fare politica attiva con un’eredità del genere alle spalle sembrava una missione impossibile.

Difatti, nel settembre 1947, un suo comizio venne interrotto a causa dell’elevato numero di contestatori presenti. La stessa sorte capitò ad un altro comizio in Piazza Colonna a Roma, il 10 ottobre dello stesso anno. In quel frangente, dopo le elezioni per il Campidoglio, Almirante venne invitato dalla Questura di Roma ad un anno di confino. “Elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo per l’acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche”. Questo era il testo della lettera.

Le lotte di Almirante e del MSI negli anni 50-60

Durante gli anni Cinquanta, Almirante si spese molto affinché la città di Trieste potesse tornare in territorio italiano. La città friulana tornò ad essere italiana nel 1954, un anno dopo le rivolte scatenatesi per il predetto motivo. Il MSI diverrà uno dei partiti più votati – da quel momento in poi – nella regione del Friuli Venezia Giulia.

Durante il suo secondo segretariato, Almirante attuerà la politica del “doppiopetto“: una sorta di equilibrio tra il passato fascista e l’inserimento completo nella politica italiana. I fondamenti della sua dottrina erano semplici, quanto articolati: ritorno al corporativismo, cogestione della socializzazione, alternanza al sistema, essere nazionalisti creativi e avere nostalgia dell’avvenire.

Contrario all’ingresso nella NATO – istituita dal “nemico americano” -, Almirante decise ben presto di separarsi dall’ala più moderata di Michelini, la quale voleva scendere a compromessi con la Democrazia Cristiana, secondo un orientamento filo-atlantista.

I “ruggenti” anni 70 del MSI

Almirante approvò la linea adottata dalla guerriglia reggina durante la celebre “Rivolta di Reggio“. Secondo lui, il MSI poteva dare tanto alla rivolta organizzata in Calabria. Inoltre, godendo dell’immobilismo sociale e riformista della DC, il partito di Almirante iniziò ad avvicinarsi sempre di più alle classi disagiate. Durante gli anni 70, Almirante fondò il “Fronte della Gioventù” e accentrò su di sé il potere decisionale.

Il primo congresso dell'”Almirante II” fu un successo. Cercò di rifare il look al suo partito, continuando a perpetrare la Fiamma, il Doppiopetto e cercando di avvicinare i giovani alla lotta contro la sovversione comunista. Le percentuali salirono parecchio. A Catania si toccarono punte elevatissime, addirittura il 23%. Tra il 1973 e il 1976, il MSI conobbe un periodo duro a causa del “giovedì nero” milanese, delle stragi di Brescia e del caso “Italicus“.

Queste stragi resero il partito più vicino alle istanze terroristiche, secondo l’opinione pubblica.
A seguito del “giovedì nero” (12 aprile 1973), Almirante ed il MSI istituirono una taglia affinché fossero date notizie in merito all’attentatore (o gli attentatori) della vita del poliziotto Antonio Marino, morto a seguito di una bomba lanciata durante uno scontro tra missini e forze dell’ordine: si scoprì che gli attentatori furono due ed entrambi attivi nel mondo missino milanese, Vittorio Loi e Maurizio Murelli.

Nel triennio 1972-1975 (coincidente con il periodo dei “sanbabilini”), a seguito degli scontri di piazza e della violenza, la gente iniziò ad avere paura del partito quasi a riconoscerlo come eversivo. Ed i partiti di centro e di sinistra ringraziarono elettoralmente.

Gli anni 80 e l’arrivo del “delfino” Gianfranco Fini

L’anno di svolta fu il 1983. Una volta eletto, Bettino Craxi invitò gli esponenti missini per le consultazioni di governo. Ciò non era mai avvenuto da quando il MSI venne fondato. Nelle elezioni europee del 1984, il Movimento Sociale Italiano ottenne il 6,4%, eleggendo ben cinque eurodeputati a Strasburgo.

Era la legislatura che vide un avanzamento delle destre europee: Almirante in accordo con Jean Marie Le Pen, leader del francese Front National, creò un gruppo parlamentare molto attivo, forte del 10% del partito neofascista d’Oltralpe che portò all’Europarlamento ben 10 deputati.

L’11 giugno 1984 morì il leader del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante, insieme a Pino Romualdi, si recò alla camera ardente allestita in via delle Botteghe oscure mettendosi in coda come “compagni” qualunque. La loro presenza colpì i militanti e i dirigenti comunisti. Almirante disse che era lì per rendere omaggio ad un avversario, non ad un nemico: un chiaro segnale che i tempi stavano cambiando.

Dal 10 al 14 dicembre 1987 si tenne il congresso di Sorrento, l’ultimo cui partecipò Giorgio Almirante. Gianfranco Fini, trentacinquenne deputato bolognese segretario del Fronte della Gioventù, fu indicato come possibile segretario al posto dello stesso Almirante, che lo defìnì “delfino” e suo uomo di fiducia, durante la “Festa tricolore” nel comune ferrarese di Mirabello, sede della “Festa dell’Unità” missina a partire dal 1982.

Fini vinse il ballottaggio con Rauti, Servello, Romualdi, Menniti e Tremaglia. Vincendo il congresso di Sorrento, Fini divenne il quinto segretario del MSI.

Il miracolo di Almirante

Per elencare le imprese politiche di Almirante non basterebbero centinaia di pagine. Ciò che ha compiuto può essere definito un miracolo. Eppure, Giorgio Almirante, con caparbietà e idee riuscì a organizzare un partito “anti-sistema”. È stato in grado di rilanciare un’area politica che sarebbe stata destinata all’oblio, abbandonata a se stessa, incalcolata, calpestata e sputata, come in tanti fecero in un luogo simbolo della “rivoluzione”, verso un uomo, non di certo sconosciuto, a Milano, il 28 Aprile 1945.


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