Il cambiamento del Movimento 5 Stelle siciliano si preannuncia come una notizia poco analizzata dai giornali. Sabella ne parla oggi su Live Sicilia. La vera opposizione del governo Musumeci sembra infatti interna più che esterna. A parte qualche “dinosauro” del Pd e gli untori di Italia Viva che cambiano passo a seconda della maratona che si corre, la serrata grillina appare meno forte.
La vicenda del voto alla maggioranza di Tancredi, deputato regionale espulso dai Cinquestelle un paio di mesi fa, infatti, non è, per intenderci, un “caso Venturino”, primo deputato regionale a “disertare” (nella ricostruzione pentastellata), di fronte al luccichio dell’indennità parlamentare. Come scrive Sabella, questo cambiamento non è di poco conto:
“Non lo è, perché il voto di Tancredi a favore di Musumeci è solo l’avvisaglia, solo l’avanscoperta di un disagio, di quella frantumazione che ha già mostrato le nuove crepe: quattro parlamentari grillini hanno deciso di astenersi in occasione del voto alla Finanziaria e di “assentarsi” quando è toccato al Bilancio. Di non votare contro, cioè, decidendo di non decidere se essere a favore o contro il governo del centrodestra, ma solo per il momento. Mangiacavallo, Foti, Pagana e Palmeri, infatti, rappresentano come Tancredi, sebbene a uno stadio ancora prudente, il segno di quella metamorfosi che ha trasformato il Movimento di una volta in un’altra cosa.”
Su venti deputati regionali a 5 Stelle, uno se ne va, il grande Kapo approda a Roma per un posto da vice-Ministro e 4 deputati “flirtano” con la maggioranza, un tempo intesa come il Cerbero a tre teste (cuffariani, fascisti e berlusconiani) da combattere e sconfiggere.
Oggi la metamorfosi è sotto gli occhi di tutti ma tutti non ne parlano. Sarà che anche loro fanno sempre meno notizia e senza leader carismatici, i movimenti si indeboliscono.
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