12 anni dopo l’alluvione del Longano: gli eroi di Barcellona P.G.

Oggi ricorre il 12esimo anniversario dall’alluvione di Barcellona Pozzo di Gotto. Una giornata iniziata con la pioggia battente e poi il disastro. Mezza città ricoperta da 50 centimetri di fango, strade e automobili distrutte, un ponte, quello di Calderà, imploso sotto il peso dei detriti portati dal monte e intere frazioni sradicate. All’epoca fu un miracolo che non ci scappò il morto ma non eravamo ancora tristemente abituati a subire le alluvioni torrenziali come ormai siamo. I morti (3 di cui un bambino) ci furono invece a Saponara il giorno dopo. Risuonano agghiaccianti le parole di Franco Gabrielli all’epoca, Capo della Protezione Civile Nazionale, inviato dal governo Monti sul posto: «È stato un evento eccezionale, in 12 ore sono caduti oltre 260 millilitri di acqua. Sicuramente, ribadisco, è un evento eccezionale». Gabrielli aggiunse: «A Barcellona Pozzo di Gotto abbiamo trovato il solito ineffabile fiume tombato mentre a Saponara ci sono stati degli episodi imprevedibili».

Fu subito chiaro, partendo dalla frazione montana di Migliardo, da dove sembra sia partita la furia dell’acqua, portandosi appresso tronchi d’albero e detriti, che la criticità derivasse dallo stato degli alvei. L’incuria dell’uomo e la mancata manutenzione di questi torrenti ha fatto sì che una valanga di detriti e alberi divelti arrivasse tra onde alte anche 5 metri fino a valle: Pozzo Perla, Femminamorta, Calderà, Oreto e Portosalvo. E poi il centro cittadino. 

Però se tutti ricordiamo le immagini delle onde infrangersi contro il ponte del Longano, tutti noi difficilmente cancelleremo le foto del day after. Le immagini che raccontano come centinaia di residenti e cittadini volontari si siano messi a spalare il fango liberando case, negozi. Calderà interamente ricoperta di fango, in prossimità dell’argine del Longano. Tutti ricordiamo le passerelle dei politici, le promesse. In questi 12 anni cosa è cambiato? Abbiamo un ponte nuovo a calderà – ci sono voluti 10 anni – ma un ponte in meno – quello di Cicerata – e una bretella inutilizzabile. I torrenti sono sempre in uno stato di perenne criticità. Gli alvei sono stati puliti a monte soltanto in parte. E il pericolo di un nuovo 22 novembre è sempre nell’aria anche perché il cambiamento climatico ha fatto il resto, gettando nell’incertezza tutti i comuni che vivono con il tema del dissesto idrogeologico.

Ma quel giorno bisogna ricordarlo. Un giorno qualunque. Il giorno in cui i barcellonesi divennero eroi di loro stessi. Chi dimentica è complice del fango, chi sottovaluta è il mandante e continuerà ad esserlo. Ma oggi, 12 anni dopo, va ricordato a chi non c’era.


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